Il commento di NauTech

Eccovi le mie prime impressioni a caldo, presente come rappresentante di Nautech, socio affiliato Ucina all’Assemblea Generale.

L’associazione di categoria è spesso stata criticata, a volte anche a ragione. La nostra testata ha sollevato tutti i problemi  più delicati in tempi non sospetti e certo più scomodi. Guadagnandosi sul campo credibilità: il problema morale, il Salone, il tema fiscale, le istanze arrabbiate degli accessoristi, il fattore opinione pubblica, la piccola e media nautica… “Sparare sulla Croce Rossa” in questo momento in cui ci troviamo tutti sotto schiaffo non è produttivo né onesto –passatemi- cavalleresco.

  1. non sembra proprio il momento di dividersi: accessori, cantieri, rivenditori, vela, motore, nuovo, usato, charter, aggiungo perfino utenti finali (che pure non sono direttamente parte di noi operatori). Tutta la nautica deve presentarsi unita. Il Governo e l’opinione pubblica distinguono a stento o non vogliono comunque distinguere un gommone da un supermegayacht, una barca d’epoca da un disco volante, bandiere vere o finte, figuriamoci spiegar loro l’infinita varietà di attività e imbarcazioni che rappresenta tutto il comparto della nautica da diporto. Per questo sono convinto che si debba appoggiare l’associazione, che più di ogni altra ha la consuetudine, la forza, i canali per rapportarsi il più efficacemente possibile con la Nazione e il suo Governo e almeno in questa fase, evitare danni maggiori;
  2. è in atto una democratizzazione voglio dire sincera e uno sforzo per il massimo dialogo possibile (anche comodamenteinformatico) all’interno di Ucina su tutti gli argomenti fondamentali, anche con l’iniziativa delle Assise;
  3. è stato chiesto chiaramente al Dott. Tacoli come rappresentante del Gruppo Ferretti quali intenzioni ci fossero verso i creditori. Per forza di coseinformalmente, la risposta è stata positiva e coraggiosa. Questo rappresenta il primo passo per la soluzione di un antico “peccato”, la convivenza nell’associazione di comportamenti virtuosi e meno virtuosi, leciti e non leciti. Su questo tema il PresidenteAlbertoninon si è tirato indietro e si è espresso nella direzione delle basi e valori fondanti Ucina. Insomma –passatemi la semplificazione- non è detto che Ucina debba accogliere tutti, “buoni e cattivi”;
  4. altro peccato originale l’affaire Salone di Genova/Ucina. Gira da qualche tempo e ufficializzato in quest’assemblea: Genova non è un dogma, ha i suoi molti e (ri)conosciuti difetti, ma è anche pericoloso e controproducente annullare o sospendere tout-court il Salone e lasciare un vuoto. I tempi cambiano e anche il Salone deve cambiare, questo sì. Anche gli accessoristi verranno ascoltati. Non c’è una ricetta valida per tutti i così diversi interessi, ma la consapevolezza del problema. Varie ipotesi diversissime possono essere studiate e se ne discute e discuterà più serenamente e responsabilmente di quanto non mi aspettassi. Perfino il considerare altre location. Certo –aggiungo- il sistema Liguria e Genova, di sistematica ostilità-rapacità, per la nautica in generale e per il Salone, deve arrivare ad un redde rationem, pena il veloce declino; mere rendite di posizione non sono più concepibili. Nautech c’è, a disposizione di tutti, col coraggio che gli è riconosciuto;
  5. il momento non è facile, ma poteva essere addirittura peggiore se non ci fosse stata l’azione di lobbing sul Governo. Ucina ha dimostrato di essere davvero utile; quasi tutti gli emendamenti proposti sono stati accolti a mitigare una manovra che voleva essere ciecamente punitiva ad uso della piazza; tutto è migliorabile, ma la critica fine a sé stessa questa volta è in malafede.

Altro punto di cui sta parlando, e che merita approfondimento in altra sede,la trasmissione Porta a Porta e l’intervento del Presidente: molti avrebbero voluto un Albertoni più mordace nell’arena mediatica. Lasciatemelo dire da giornalista: in un collegamento da studio Rai separato, a Genova, con rimbombo e differita dell’audio, con la peggiore imboccata di Vespa, ha fatto già qualcosa. Certo la prossima volta sarà più “cattivo”, però anche la pacatezza, l’argomentazione suffragata da cifre, come insegna la scuola cavouriana, alla lunga pagano.