La soluzione cinese

Investimento da 374 milioni di euro per il gruppo cinese Shandong  Heavy Industry, che alla fine ha concluso positivamente le trattative per l’acquisto del gruppo Ferretti Yachts. L’accordo con i creditori del gruppo romagnolo, che ha permesso di arrivare a una ristrutturazione del debito e di salvare i cantieri da una grave crisi, è stato ufficializzato il 10 gennaio. Il partner cinese ha acquisito il 75% del gruppo, mentre il restante 25% andrà agli attuali creditori. Norberto Ferretti, presidente e fondatore del gruppo, dovrebbe rimanere nella governance societaria con un ruolo di primo piano. L’investimento di Shig prevede anche 196 milioni di nuove linee di credito, per evitare che il gruppo Ferretti risenta ancora della negativa situazione debitoria e per permettere il ritorno al lavoro dei circa 2.000 dipendenti fra i cantieri di Forlì, La Spezia, Ancona, Cattolica, Sarnico, Marotta, San Giovanni in Marignano, tutti in cassa integrazione.  «Sviluppare il business degli yacht è uno dei nostri obiettivi strategici per i prossimi cinque anni – ha detto Tan Xuguang, Presidente di Shig-Gruppo Weichai – Ferretti, che vanta un prestigioso portafoglio di brand internazionali, tecnologie produttive all’avanguardia, prodotti di massima qualità e una rete commerciale capillare, è per noi un partner ideale. In seguito all’acquisizione, collaboreremo strettamente con il Gruppo Ferretti, garantendo nuovi canali di distribuzione, sostegno patrimoniale e altre risorse che potrà utilizzare per un’espansione più efficace nei mercati emergenti, un’area chiave di potenziale crescita». Il destino di Ferretti sembrava essere oramai segnato a fine anno, quando si era presentato il rischio della richiesta di ammissione all’amministrazione straordi­naria per carenza di liquidità. Il salvataggio avvenuto in extremis, che ha permesso di riavviare la produzione (era anche previsto l’intervento diretto del Ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera), non è stato però facile da raggiungere. Il debito del gruppo, che aveva raggiunto a fine 2011 circa 600 milioni, era concentrato in capo alla Royal Bank of Scotand, all’hedge fund newyorkese Strategic Value Partners, e al fondo Oaktree, che aveva acquistato le quote di debito vantate da Mediobanca, pari a circa il 40% del totale. Nelle intenzioni di RBS e Svp, il salvataggio del Gruppo Ferretti doveva passare attraverso la procedura di ristrutturazione dei debiti prevista dall’articolo 182bis della Legge Fallimentare, che comporta una sostanziale trasformazione del debito in capitale e una successiva ricapitalizzazione.

Invece Oaktree puntava alla procedura di concordato preventivo, passaggio attraverso il quale la stessa Oaktree aveva rilevato i cantieri Bavaria e Del Pardo. Su questa impasse si sono condotte le ultime sfide, finché a dicembre i cinesi della Shandong hanno rilevato dapprima il credito in possesso di Oaktree e Strategic Value Partners, e poi stilato una intesa di massima con Royal Bank of Scotland. La strada per l’applicazione dell’articolo 182 bis della legge fallimentare era a quel punto aperta: tale norma sarebbe divenuta applicabile una volta che il partner cinese, come prevede la legge in questione, avesse acquisito il 75% dei crediti del gruppo italiano in crisi. Così è stato a gennaio, e i compratori cinesi, a cui Ferretti Yacht aveva dapprima proposto e poi negato una quota minoritaria di azioni nel tentativo di massimizzare il valore del proprio gruppo, hanno vinto la battaglia ottenendo la maggioranza nell’azionariato del Gruppo Ferretti Yacht. Nessuna altra società italiana (a suo tempo si era parlato di un interessamento di Clessidra, il fondo di private equity guidato dall’ex manager Fininvest Claudio Sposito, e di Investindu­strial, società d’investimen­to fondata da Andrea Bono­mi, che in Asia ha comprato i cantieri Grand Banks Yachts) è stata in grado di competere con la conglomerata Shig, che ora si assume l’onere del rilancio del gruppo.