CNA – Porto che vai, burocrazia che trovi

Documenti diversi da porto a porto: l’Italia marittima divisa dalla burocrazia. Per accedere all’area di demanio marino le imprese devono produrre autorizzazioni e compilare moduli per ottenere l’articolo 68 necessario per eseguire i lavori sulle imbarcazioni. Da Trieste a Milazzo valgono le regole del 1942. Anche 20 documenti per ottenere l’accesso all’area demaniale. Il peso della carta non risparmia nemmeno la diportistica ed il suo indotto, e certo non sta contribuendo a rilanciare un comparto già di per sé in forte crisi per molte altre ragioni.

C’è troppa burocrazia, spesso inutile e ripetitiva, nel demanio marittimo. Così accade che da porto a porto, da Autorità Portuale ad Autorità Portuale, la stessa impresa di manutenzione, impiantistica e servizi, deve produrre e presentare, anche nello stesso giorno, più e diversi documentazione per attestare la propria identità. Pena l’inaccessibilità alla zona portuale e, quindi, l’impossibilità di effettuare i lavori sulle imbarcazioni. Sul territorio nazionale valgono in proposito ancora le regole del 1942.

Un costo ulteriore

Per le imprese dell’indotto la burocrazia costituisce un costo ulteriore, una vera e propria “gabella” a causa della mancanza di uniformità delle procedure e delle modalità con cui attualmente viene esercitata la funzione di vigilanza sull’accesso ai porti e in genere nell’ambito del demanio marittimo di tutte le imprese che a vario titolo svolgono attività di servizio, provveditoria, manutenzione, riparazione ai sensi dell’art.68 del Codice della Navigazione. Nemmeno le tariffe sono omogenee, ed ogni porto applica prezzi diversi. «Sarebbe già un passo avanti l’istituzione di un albo elettronico per semplificare la vita alle imprese e agli stessi porti” sostiene Andrea Giannecchini, Delegato per la filiera Nautica della Presidenza Nazionale di CNA Produzione. «Per essere competitive dobbiamo mettere in condizioni le nostre imprese di lavorare con meno lacci e cavilli sempre nel rispetto però delle regole e della vigilanza» aggiunge.

Situazione incomprensibile

Il problema non consiste naturalmente nel pieno diritto delle istituzioni preposte di esercitare una doverosa funzione di controllo e vigilanza sul rispetto di norme concernenti salute, sicurezza, regolarità amministrativa, ecc. ma nel fatto che l’autonomia gestionale riconosciuta in materia alle singole Autorità in base all’ordinamento portuale ha determinato una situazione di incomprensibile differenziazione sul piano procedurale e dei costi con pesanti implicazioni per molte piccole imprese, sovente sottoposte al rispetto di adempimenti burocratici inutili e ripetitivi. Nelle settimane scorse,a seguito di contatti intercorsi tra il Responsabile Nazionale di CNA Produzione Giancarlo Gamberini, affiancato dall’Ufficio Relazioni Istituzionali della CNA Nazionale, e parlamentari della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, è stata messa a punto una proposta di Emendamento all’art.7 del Testo di Riforma della Legislazione in Materia Portuale attualmente all’esame della Camera.