Sagge parole

Comunicato stampa di Piero Gai: intervista pubblicata sul Secolo XIX di lunedì 15/10/2012 Lunedì 15 ottobre, giornata successiva alla chiusura del Salone, è apparso un articolo sul Secolo XIX che mi attribuisce delle considerazioni diverse da quelle rilasciate nel corso di un’intervista con altri imprenditori del settore nautico al giornalista Edoardo Meoli. Immagino che la fretta e la contemporaneità delle dichiarazioni rese dalle persone presenti, siano responsabili della confusione creata.Innanzitutto ritengo che per uscire dalla grave crisi che ha colpito da Aprile 2008 la nautica italiana siano necessarie misure economiche di carattere generale di cui beneficerebbe tutta l’industria nazionale con effetti per la crescita economica del Paese. La nautica è un settore labor oriented, nel senso che impiega molta manodopera e, spesso, di costo elevato. Una diminuzione sensibile del cuneo fiscale, capace di riportarci in linea con la media dei Paesi OCSE, costituirebbe una diminuzione dei costi aziendali capace di risollevare molti bilanci e, per altro verso, potrebbe anche costituire un mezzo per aumentare le retribuzioni nette e, quindi, il potere di acquisto dei lavoratori. La seconda misura necessaria, è una netta sforbiciata delle accise sui carburanti; per le aziende del comparto nautico ciò significherebbe minori costi di trasporti a bilancio, ma soprattutto renderebbe economicamente affrontabile la vacanza o la gita in barca a motore.

So bene che si tratterebbe di provvedimenti molto dispendiosi per le casse pubbliche (si stima che una riduzione di 10 punti del cuneo fiscale costerebbe alle casse dello Stato circa 21 miliardi di Euro) che, quindi, dovrebbero essere coperti da tagli della spesa pubblica corrispondenti, però sono queste le misure economiche che vorremmo sentirci proporre dal Ministro Passera (da quanto tempo il nostro Ministro dello Sviluppo Economico non vive la realtà di una PMI produttiva?) e dal Sottosegretario Ciaccia quando vengono a visitare il Salone Nautico.

Invece abbiamo speso fiumi di parole per denunciare il terrorismo fiscale in atto da due anni, che, intendiamoci, è un modo demagogico e stomachevole di combattere l’evasione in un Paese che si proclama “a economia di mercato”, che è vergognoso che venga attuato in questo contesto economico, ma che è destinato a esaurirsi comunque in tempi ristretti, mentre non si vede l’uscita dal tunnel della crisi economica in atto.

Per quanto riguarda invece il capitolo relativo al Salone: capisco che chi ricopre incarichi pubblici, come i vertici di Fiera di Genova, debba talvolta ammorbidire la dura realtà, ma il dato è che il Salone appena trascorso è stato in parte “salvato” da importanti cantieri italiani ed esteri e da aziende come le mie che hanno occupato ampi spazi senza ottenere alcuno sconto, anzi, pagando di più rispetto al passato. C’era un anno di tempo per prepararsi all’evento e, francamente, gli sforzi compiuti, per quanto rispettabili, non mi sono sembrati decisivi e, solo in parte, nella direzione giusta.

Ci si domanda che futuro avrà questo Salone. Io penso che per salvare il Salone di Genova occorra premere sull’acceleratore di una fiera Business to Consumer. E’ molto probabile che la nautica in Italia sarà in crisi ancora per parecchio tempo, pertanto ha poco senso insistere su una formula che miri a incrementare il BtoB, quando invece i risultati possono arrivare solo da un evento contenitore capace di attirare il popolo, la gente, i giovani. L’iniziativa che Ucina porta avanti da anni con “Il Navigar mi è dolce” è un esempio concreto di una soluzione per il Salone del futuro. Un Salone che, come si è giustamente affermato, deve andare più verso il mare e quindi avere più spazi di esposizione per le barche in banchina, ma anche spazi a mare aperti alla vela per i giovani e le scuole italiane, al turismo balneare, alle marine, alla subacquea e alla pesca, alle gare di canoa, ai test sui battelli pneumatici con il Palasport trasformato in teatro del mare, magari con biglietti a pagamento per gli eventi e, perché no, collegamenti con il Porto Antico, per visitare i maxi Yacht. Durata 3 giorni, costi per gli espositori inferiori, investimenti per Fiera di Genova superiori, ma un ritorno per la città sicuramente migliore di quello attuale. Per noi operatori, occorrerà entrare nella logica di partecipare a un evento e di effettuare un investimento dai ritorni non immediati ma con lo scopo di riportare i giovani e i loro genitori a prendere in considerazione in futuro la barca, il pattino, la canoa, il gommone, come un’alternativa di vacanza.

Quanto sopra, francamente, non so se rientra nelle strategie di Ucina, anche perché la nostra associazione spesso non discute e non condivide con tutti gli associati le proprie visioni future, indipendentemente dalla bontà di tali visioni e dall’indiscutibile impegno che i suoi vertici e la sua struttura dedicano alla tutala degli interessi delle aziende nautiche italiane.