La ricetta del buon design all’italiana

Sergio Buttiglieri, uomo innamorato da sempre del design, dell'arte e dell'architettura.
Sergio Buttiglieri, uomo innamorato da sempre del design, dell'arte e dell'architettura.
Sergio Buttiglieri, uomo innamorato da sempre del design, dell’arte e dell’architettura.

Sergio Buttiglieri mi accoglie in cantiere con un cordiale sorriso, il nostro incontro non inizia come una normale intervista alla scrivania di un ufficio, ma a bordo di due barche pronte per essere consegnate. Subito il ghiaccio si rompe, un semplice ma veloce modo per entrare in confidenza e farmi sentire come una sua ospite perfettamente a mio agio. Salendo a bordo, ci si rende subito conto del valore intrinseco che hanno i prodotti firmati Sanlorenzo. Il prestigioso cantiere spezino sinonimo di eccellenza e qualità caratterizzato da una forte tradizionalità ma con un’essenza di contemporaneità. Tutto è studiato nei minimi dettagli e ciò che è realizzato non è mai a caso e gli elementi architettonici, tipici del mondo edile, si fondono nell’imbarcazione dilatando gli spazi che stupiscono il viaggiatore ribaltando la percezione di chiusura tipica delle imbarcazioni. I segni architettonici si fondono così con i tipici elementi nautici donando alla barca quel “non so chè” che cattura l’attenzione dell’osservatore avvolgendolo all’interno dei suoi spazi. Il tutto è completato da singolari ingredienti sapientemente scelti di oggetti di design che si trovano normalmente nei più famosi showroom o nelle lussuose ville terrestri. La passione e l’entusiasmo che animano Buttiglieri mi avvincono e le domande nascono quasi da sole …

Chi è Sergio Buttiglieri?

È un uomo innamorato da sempre del design, dell’arte e dell’architettura. L’arte in tutte le sue espressioni; amo la musica, il teatro, il cinema, la letteratura. Questa mia passione mi aiuta molto nel lavoro, perchè cerco di far convivere insieme le diverse discipline e farle entrare nel progetto nautico. Così facendo nasce un progetto completo di tutte le stratificazioni afferenti ai più diversi ambiti. I lavori che seguo in cantiere non sono altro che la stratificazione degli interessi e delle passioni che ho accumulato durante la mia vita. La qualità dei progetti secondo me aumenta da questa contaminazione. Da qui sono nato, ho lavorato per un breve periodo con l’architetto Guido Canali di Parma, egli mi ha insegnato molto e sono cresciuto professionalmente. Con lui ho seguito vari progetti con una cura del dettaglio che mi ha sicuramente formato e mi ha dato un imprinting notevole. Dopo questa esperienza ho conosciuto il proprietario di Driade, dove nacque una costruttiva collaborazione di ben 22 anni! Enrico Astori, un imprenditore-architetto, amante del design fondò l’azienda Driade. Ebbe il coraggio di innovare il design con nuovi nomi e nuove forme. Ha creato il design rivoluzionario di un giovane Philippe Starck, ha coinvolto Toyo Ito, Kazuyo Sejima, Ron Arad, Ettore Sottsass, Enzo Mari, David Chipperfield, mi ha dato modo di interagire con Zaha Hadid, Jean Nouvel, Mario Bellini, Steven Holl e tanti altri nomi dell’architettura e del design. Astori fu un perfetto mecenate. In quei 22 anni mi sono passati davanti agli occhi prodotti che hanno fatto la storia del design contemporaneo, esperienze che mi hanno forgiato. Allora ricoprivo il ruolo di direttore tecnico e misi in in produzione progetti al di là del consueto e del tradizionale; ciò che amo più del design è questa sua magnifica ossessione di inventare forme nuove. Dopo 22 anni di sedimentazione di esperienze stimolanti ho avuto l’occasione di fare un cambiamento nella mia vita e mi sono buttato, investendo sull’esperienza cresciuta in quegli anni. Conobbi per caso Massimo Perotti (CEO della Sanlorenzo dal 2005 N.d.A.), ed ora sono sette anni che lavoro per Sanlorenzo e che vivo al mare nel paese di Tellaro (Lerici, La Spezia N.d.A.).

Cosa ha portato alla nautica una persona così lontana dalla nautica stessa?

Perotti sapeva che aveva di fronte a sè una persona estranea al mare, al contrario di lui che per oltre vent’anni era stato il braccio destro di Vitelli; ma appunto per questo abbiamo voluto dare una svolta ad un mondo che a volte rimane un po’ fermo su sè stesso. Perotti, fu in gamba nel capire le potenzialità che aveva lo storico cantiere; egli lo acquisì dal signor Jannetti che lo aveva fondato nel 1958. Perotti è riuscito a non tradire la storia di un cantiere importante per la nautica italiana, valorizzandolo con innovazione, contemporaneità e una giusta dose di contaminazione abbandonando stilemi e regole rigidamente nautiche. Da un piccolo cantiere con un marchio consolidato, Perotti in pochi anni ha portato questo fatturato a crescere in maniera esponenziale rendendolo il terzo cantiere al mondo per numero di piedi prodotti oltre i 24 metri. Perotti ha così unito alla qualità del vecchio marchio, un forte svecchiamento, portando novità nell’uso di nuove forme, materiali, design e insieme, siamo riusciti a portare l’innovazione del campo dell’interior design terrestre sul mare.

Cosa intende con “contaminazione”?

Perotti mi ha lasciato carta bianca fidandosi ciecamente delle mie conoscenze e intuizioni. Contaminazione è per me una parola molto importante, in questo caso, “contaminazione” tra un mondo e l’altro, ossia tra la nautica e l’edilizia, il design, l’arte ed altro ancora. Lavorare con designer appartenenti al mondo terrestre come Dordoni e Citterio, aziende leader nell’arredamento come Boffi, Minotti, Paola Lenti, Artemide, o importanti artisti come Pardi, è stato l’asso nella manica che ci fa oggi apprezzare in tutto il mondo. Abbiamo così tessuto rapporti e collaborazioni importanti e gli armatori hanno riconosciuto che le nuove forme o i pezzi di design che hanno nelle loro case hanno “da dire” anche all’interno delle loro barche. La barca oggi non è più un mezzo di trasporto navigante ma un casa galleggiante domestica. Abbiamo così voluto inserire a bordo il meglio del Made in Italy. Rapporti diretti, collaborazioni organiche tra noi, il cantiere, l’armatore, le aziende, designer ed architetti hanno creato una contaminazione di saperi e di stili. Il meglio del made in Italy non è solo prendere pedissequamente gli oggetti da un catalogo e metterli in barca, ma vuole dire aprire un dialogo con i progettisti e con le aziende creando insieme anche nuovi pezzi unici.

Una collaborazione preziosa quindi per entrambe le parti?

Certamente! Molte aziende hanno re-ingegnerizzato per noi prodotti che ora sono entrati nel loro catalogo, una sorta di dare e avere reciproco che ha portato un arricchimento a noi come cantiere e a loro come aziende del settore del design domestico. Il nostro incontro ha portato un’evoluzione alle aziende che hanno aggiunto specifiche nautiche ai loro prodotti e ha evoluto noi integrando nelle nostre barche elementi quotidiani con una cura del dettaglio tipica di un’abitazione. D’altro canto, la cura del particolare tipico dei prodotti domestici supererà sempre quello dei prodotti nautici. Abbiamo voluto unire i pregi di due mondi meravigliosi, per trovare un prodotto perfetto e curato fino al particolare. Questo è il grande valore aggiunto fornito da Sanlorenzo.

Secondo lei tutto questo è apprezzato dai vostri armatori?

Certo! Questo colpisce armatori che pur amando la tradizione del cantiere Sanlorenzo, apprezzano questa attenzione e si sentono coccolati da noi che curiamo il progetto globale fino alle cuciture dell’ultimo cuscino a bordo. Vengono piacevolmente sorpresi dall’introduzione di questa nostra contemporaneità, nell’uso dei materiali e degli oggetti, riconoscendo le loro marche o i loro progettisti preferiti. Dopotutto un buon oggetto di design riesce sempre a strappare un apprezzamento. L’educazione al buon gusto all’estetica e alla qualità è un qualcosa che viene sentito non solo dagli addetti ai lavori e in tutto questo il prodotto italiano riesce ad essere sempre al di sopra di tutti gli altri ed internazionalmente riconosciuto. Ciò, non è in contraddizione con l’uso della barca, anzi, la si vive certamente bene con queste piccole attenzioni.

Il team San Lorenzo segue i suoi dettami e la sua passione?

Punto molto su un’ottima formazione per il nostro team di progettisti. Voglio che i ragazzi siano sempre informati su quello che accade nel mondo del design, della nautica e dell’architettura. Spesso portiamo i nostri ragazzi a vedere showroom, la Fiera del Mobile a Milano, Maison & Obiect a Parigi, la Biennale di Arte e quella di Architettura a Venezia, Art Basel a Basilea, i vari  saloni nautici ed altro ancora. Tutto contribuisce ad una continua crescita professionale; un aggiornamento che non sempre avviene negli altri cantieri. Solo così un buon progettista potrà capire cosa è il meglio e la vera qualità di un prodotto. Tutto questo aiuta a migliorare i nostri progetti che devono nascere come un vestito di sartoria per i clienti. Per esempio con Dordoni Architetti c’è stato un apporto al progetto nautico nuovo, un modo di progettare contemporaneo ma molto raffinato; approcciando al progetto nautico con classe. Una cura del dettaglio estrema che fa del prodotto nautico finito un vero oggetto di design geniale, acuto, ma non radicale e neppure fine a sè stesso. Il Sanlorenzo SL104 premiato da Napolitano al Quirinale con il premio Design e Innovazione, su segnalazione dell’ADI, è stato un grande successo. Questa barca doveva essere progettata per Perotti e per la sua famiglia, ma purtroppo o per fortuna, appena fu presentata al Salone Nautico, nel giro di pochi giorni fu subito venduta ad un armatore che se ne innamorò subito. Perotti rimase così senza barca, ma tutti noi fummo felici e soddisfatti; l’armatore sprezzava infatti le novità del design, dei pezzi firmati messi a bordo, della vivibilità e della cura del dettaglio. Qualcosa era cambiato, una nuova domesticità era entrata a bordo; ce l’avevamo fatta!

Come scegliete i designer internazionali per le vostre collaborazioni?

Alcuni designer sono così eleganti e sobri che si possono proporre all’armatore, altri sono così radicali che devono per forza piacere al cliente. Per esempio sia Dordoni sia Citterio possono essere progettisti amati da tutti, in grado di progettare con un gusto che appartiene alla nostra tradizione. Altri invece potrebbero essere più eccentrici ma non per questo da evitare!

Cosa non dimentica mai durante la fase di progettazione?

Lavorare con persone lontane dal mondo della nautica porta un valore aggiunto al prodotto finito, però occorre mantenere un alto dialogo con il cantiere, l’armatore e le maestranze. L’elemento che arriva dall’esterno genera una rottura in un qualcosa che da anni è consolidato e il dialogo con tutti gli attori di un percorso progettuale è fondamentale. Il nuovo deve essere mediato con chi ha alle spalle un’esperienza “nautica”, così nasce il giusto compromesso che poi porta a risultati vincenti. Sono felice di aver contaminato questo mondo e aver dato un mio apporto ad un cantiere che ha fatto tanto nella nautica italiana. Evolversi e crescere sempre, guardarsi intorno ed imparare, il tutto con tanta passione; questi sono gli ingredienti che fanno la ricetta del buon design all’italiana!