L’innovazione continua su una solida identità

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Fulvio De Simoni Fulvio De Simoni apre le porte del suo studio Italprojects s.r.l.. L’architetto diviso tra Milano e La Spezia, dove ha sede il suo studio operativo, ci racconta la sua storia e la sua continua sfida contro l’omologazione stilistica per una sempre continua innovazione. Semplicità, serietà, passione e soprattutto modestia caratterizzano il designer e il suo team, insieme hanno segnato e continuano a segnare lo Yacht Design marchiato Italia.

Chi è Fulvio De Simoni?

Sono nato in una città di mare e con il mare ho sempre avuto un rapporto molto stretto. Ciò ha condizionato profondamente le mie scelte e la mia carriera che si è orientata fin dall’inizio verso il settore nautico. Mi ritengo fortunato perché nella mia vita sono riuscito ad assecondare e a far convivere le mie passioni per il mare e per la progettazione.

Quando è nata e perché la società Italprojects?

Ho iniziato la mia vita professionale a Milano nei primi anni 70’. Dopo le prime esperienze maturate nell’architettura e nella nautica nel 1983 ho fondato l’Italprojects con l’ambizione di contribuire alla sviluppo di un settore che viveva in quegli anni la trasformazione da una realtà poco più che artigianale a una dimensione industriale. Alcuni miei progetti realizzati in quel periodo per cantieri come Mochi e Raffaelli, solo per citarne alcuni, ebbero grande fortuna e portarono alla costruzione di centinaia di imbarcazioni. In questo clima di grande fermento creativo e imprenditoriale fu fondata la Pershing che si affermò immediatamente grazie a un progetto: il Pershing 45’, molto innovativo che faceva del taglio degli interni e del disegno equilibrato e sportivo i suoi punti di forza.

Una lunga carriera caratterizzata da successi, fatica e tanto lavoro. Può raccontarci 30 anni di collaborazione con il cantiere Pershing? 30 anni sono lunghi, ma in poche parole, come può trasmetterci la forza, l’emozione e l’intensa collaborazione con questo importante cantiere?

Sì sono passati tanti anni. Lo spirito di quella prima barca ha sempre contraddistinto il marchio Pershing: il gusto per la sfida, la volontà di offrire prodotti sempre all’avanguardia, e la passione per lo stile e per la cura dei dettagli hanno certamente contribuito a costruire l’immagine e il prestigio che oggi contraddistingue Pershing. Dal mio punto di vista il Pershing88’ rappresenta una pietra miliare nel mio lavoro e credo anche per lo yacht design. Quel progetto rappresenta al meglio la filosofia di Pershing, cantiere che si è sempre distinto per anticipare le mode e fare tendenza. L’immagine che Pershing si è creata nel tempo è frutto di prodotti all’avanguardia, di capacità strategica e di grande cura nella comunicazione e nei rapporti con i clienti. Oggi la sfida è quella di mantenere una solida identità pur innovando costantemente il prodotto: non è facile coniugare il costante rinnovamento della gamma con uno stile riconoscibile.

Quali sono i segni distintivi per un design nautico che combatte l’omologazione progettuale attuale? Come evitare l’omologazione che si osserva oggi per esempio nel campo dell’automotive?

Sopratutto in un periodo incerto come quello che stiamo vivendo oggi ho l’impressione che la paura di sbagliare un prodotto prevalga sul desiderio di innovare. La pur comprensibile reticenza dei cantieri a investire in nuovi modelli spesso limita i progettisti e chi ha il coraggio di prendersi dei rischi e di segnare nuove strade è destinato, in caso di successo, a essere copiato. Questo è il processo che oggi porta all’omologazione in ogni ambito. Anche nel settore automobilistico, nel segmento dell’alto di gamma che offre ai designers maggiore libertà espressiva pur negli stretti vincoli dei regolamenti, vengono presentate automobili di grande personalità: difficilmente si potrà confondere una Lamborghini con una Ferrari o una Porsche. Questo significa che le capacità e la creatività dei designer si esprime più facilmente quando è possibile uscire dalle logiche dell’industrializzazione e delle sinergie produttive imposte dalle economie di scala. Il compito di un buon designer è quello di mediare tra le esigenze produttive e di margine del cantiere e l’introduzione di novità e contenuti nel progetto.

I suoi progetti sono caratterizzati da un design innovativo e di controtendenza, ma pur sempre uno stile riconoscibile, quali sono i suoi punti di forza?

Mantenere la mente sgombra da preconcetti e non farsi condizionare da quanto già esiste aiuta a trovare soluzioni originali sia dal punto di vista compositivo che formale. Trovare il giusto equilibrio tra forma e contenuti, immaginare nuovi modi per vivere la barca e il mare anticipando i desideri e le aspettative dei clienti sono punti imprescindibili nell’affrontare un nuovo progetto. Le barche di grandi dimensioni consentono, da questo punto di vista, maggiore libertà espressiva: in questo periodo stiamo lavorando a diversi progetti tra i 50 e gli 80 metri nei quali stiamo proponendo architetture piuttosto innovative che permettono proporzioni inconsuete e quindi barche dalla forte personalità. Ritengo inoltre che la cultura nautica, sviluppata in molti anni di attività, mi aiuti a interpretare le diverse tipologie di imbarcazioni riuscendo a svilupparne con coerenza ed equilibrio gli aspetti caratterizzanti.

Ci parli di alcune parole chiave; cosa sono per Lei e come prendono parte al progetto?

-emozione

-dettaglio

-tecnologia

-rigore

-raffinatezza

-forma/segno

-classico/tradizione

In sintesi: un progetto deve per prima cosa emozionare, conquistare immediatamente l’interlocutore. Gli altri sono ingredienti da amalgamare, nella giusta proporzione, per ottenere un lavoro di qualità.

Ci parli della gamma Wider, dal rivoluzionario Wider 42 all’ultimo grande modello.

Wider rappresenta, nel panorama della nautica, un fenomeno interessante. Un nuovo progetto imprenditoriale che basa la sua fortuna sulle idee e sulla credibilità, maturata nel tempo, delle persone che collaborano allo sviluppo e credono fortemente in questo marchio. Il cantiere nasce dalla ferma volontà di costruire barche che in qualche modo si impongano per personalità e innovazione in un mercato difficile. Il “primogenito”, il Wider 42’, concentra in 13 metri innumerevoli novità e sfide: l’idea di una barca che si possa allargare non è nuova e ci sono sistemi piuttosto semplici per realizzarla. L’intuizione di poter muovere parte delle carena per consentire una riserva di galleggiamento che aumenti la stabilità e la sicurezza quando la barca è aperta rappresenta al meglio lo spirito con cui il cantiere approccia il progetto. La maniacale cura per i dettagli, l’estrema cura nella costruzione, la compiutezza del progetto ne fanno un’imbarcazione straordinaria e un “manifesto” per il cantiere. In quest’ottica si può comprendere il Wider 150’: la propulsione elettrica ha consentito di spostare la sala macchine a prora liberando così uno spazio nella zona di poppa che alloggia un battello di ben 32’ che non è un semplice tender ma rappresenta un’estensione della nave. Il sistema di aperture consente inoltre di poter aprire la poppa sul mare in modo da poterla vivere come un vero beach club. Il disegno, un’alternanza di linee tese e superfici levigate, lo rende inoltre immediatamente riconoscibile Lo stesso Wider 32’ si distingue per originalità e stile. La peculiarità di questo modello è che pochi ma decisi segni ne determinano la forte personalità che può, a seconda della colorazione sfumare verso l’eleganza o verso la sportività.

Austin Parker 64’, premio della Barca dell’Anno, categoria Yacht a motore. Ci parli di questo progetto, di questo premio e del nuovo ambito che si sta piano piano sempre più definendo: il restyling. Aspetti positivi e limiti di una nuova disciplina progettuale. Come la si può affrontare?

È interessante che una barca oggetto di un restyling peraltro riguardante quasi esclusivamente gli interni, abbia ottenuto un premio così prestigioso. L’intervento ha riguardato principalmente il layout della cabina armatore e lo stile degli interni. Personalmente ritengo che un restyling sia interessante quando permette di apportare migliorie, messe a punto e aggiornamenti a un prodotto ancora valido. Talvolta un disegno può invecchiare per alcuni dettagli o perché, nel contesto di una gamma in evoluzione, non è più in linea con i nuovi stilemi. In questo caso un intervento mirato può dare nuovo appeal e prolungare la vita del modello con un investimento modesto. In particolare l’Austin Parker 64’ ha una linea molto equilibrata che dal mio punto di vista non richiedeva interventi. L’intervento alla cabina armatore invece ha migliorato decisamente la vita a bordo ed ha giustificato in pieno gli sforzi e gli investimenti profusi.

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