SALONE DI PARIGI COMMENTO SUL DECRETO “SALVA ITALIA”
E’ veramente scioccante assistere in prima linea alle conseguenze immediate causate dalla comunicazione della probabile applicazione del decreto “Salva Italia”.
A Parigi si respira già un clima tesissimo che non riguarda solo il settore turistico nautico ma in generale tutto il relativo mercato. Cantieri in serissima difficoltà, vendite calate dal 30% al 70%, diffusa tensione tra gli utenti, artigiani e ditte artigiane qualificate nel settore già a spasso. Marine sempre meno frequentate e in seria difficoltà per problemi gestionali. Sembrava già che “l’inferno” in cui vivono imprese e lavoratori del settore fosse sufficientemente infuocato e quindi questa probabile misura da un lato prevedibile non ha certo migliorato le cose.
Le conseguenze sono telefonate che arrivano dall’Italia: di chi tenta di disdire ordini di imbarcazioni nuove di chi vuole uscire con la barca dall’Italia e cerca soluzioni di chi è già uscito con il listino charter 2012 e si vede costretto a rivedere quanto già pubblicato, compreso le condizioni di locazione, su un mercato già debole ed in sofferenza.
Analizzato bene il problema e non digerito questo amaro boccone dobbiamo fermarci un attimo e capire cosa veramente occorre per migliorare le nostre casse vuote e poter far fronte a quanto ci viene chiesto.
Non vedo una contropartita in termini di sviluppo, non vedo una lungimiranza in questo tipo di applicazione se non abbracciando un concetto più ampio di “sistema economico”.
Trovo completamente incongruente e forse poco costituzionale che si applichi nel nostro caso una tassa di lusso a beni che notoriamente sono strumentali.
Per quanto riguarda l’utente che comunque ha ben presente che l’imbarcazione è un bene supplementare trovo ingiusto tout-court risolvere il problema secondo le dimensioni, si và a metro, ma potremmo andare anche a braccio!! Ci sono imbarcazioni di 14 metri che valgono 100/200/300/400/500 mila Euro ma la tassa è la stessa quindi non è una tassa patrimoniale è una tassa su un “lusso presunto” in certi casi (a mio avviso nel 80% dei casi non giustificato).
Quindi il tentativo è di riportare, e continuare a tenere, il settore nel “Medioevo economico” senza ben valutare che siamo i più grandi produttori nel settore delle barche a motore NEL MONDO e che abbiamo solo il difetto di essere i migliori nei Mega Yachts.
Un buco culturale quindi incolmabile che può essere facilmente corretto se i “tecnici” fanno veramente i tecnici e hanno la pazienza di ascoltare e ascoltarci.
Quindi, al danno di una Industria già massacrata ormai vicina alla paralisi per la mancanza dello zoccolo duro degli acquirenti nazionali, si cumula alla crisi globale questa iniziativa della tassa sul lusso che è veramente un’ulteriore e demagogica mazzata. Se si vuole fare un intervento fiscale si deve fare in forme eque e diverse e quindi forse, prima che tutti abbandonino i Cantieri italiani, è bene che si approfondisca sul senso e i vantaggi di questo intervento che così come posto ci sembra che faccia più danni della grandine.
Per quanto concerne il nostro settore del charter AINUD si nota che non c’è stata ancora una presa di coscienza che esiste un esercito di imprese e di lavoratori che danno sviluppo e lustro al Paese. La tassazione di beni strumentali, quali le imbarcazioni da noi utilizzate, se posta in maniera diversa e in correlazione alle reali attività che svolgiamo potrebbe anche essere stata congrua ma solamente se il governo, in questi anni, si fosse prodigato in una politica di attento sostengo al settore ed avesse realmente partecipato e favorito lo sviluppo facilitando i circuiti e la portualità, agevolando le Compagnie di noleggio, dando modo alla realtà imprenditoriale di essere competitiva sui mercati. Ma se in tutti questi anni il governo non è stato capace per quanto ci riguarda di produrre una normativa attuabile e di intervenire in maniera positiva nei confronti delle nostre imprese, penso che oggi non possa intervenire così brutalmente e grossolanamente in un settore e nel nostro mondo, già in bilico, senza comprenderne le disastrose conseguenze.
Una tassa così proposta, se applicata alle nostre imbarcazioni utilizzate in flotta per la locazione ed il noleggio, corrisponde al 5%-10% sul fatturato lordo annuale che può produrre un’imbarcazione così utilizzata.
E questo ci sembra veramente ingiusto ed irragionevole.
Queste sono a caldo le prime tra le mille riflessioni che mi vengono in mente, ma il concetto è unico e continua ad essere l’elemento determinante di un possibile sviluppo, quello di riuscire in maniera semplice e pratica a far comprendere quali sono le possibili strade per una rinnovata crescita. Una risposta coordinata da tutte le categorie, un semplice protocollo, che chiarisca che il settore produce LAVORO che è comprensibilmente utile all’economia del Paese e che tale sforzo che ci ha visto pionieri, che ci ha visto protagonisti e che corrisponde ad un settore utile al Paese in termini di sviluppo sia industriale che turistico, non può essere maltrattato e ancor di più totalmente incompreso, come purtroppo succede da diverso tempo.
Questa tassazione è così come proposta la dimostrazione di una totale insensibilità verso il nostro mondo, ci colpisce direttamente ed indirettamente, non solo per entità ma perché rafforza l’immaginario collettivo con una visione distorta del comparto. Nessuno di noi operatori del settore nautico reclama sulla necessità di equità fiscale, nessuno mette in dubbio una necessaria emergenza, stiamo mettendo in dubbio che ci sia una reale disponibilità ed un reale interesse a proporre soluzioni migliorative per questo settore, soluzioni possibili che non costano niente allo Stato Italiano ma che in contropartita ci potrebbe far ripartire e migliorare la nostra posizione portando benefici anche allo Stato stesso.
Per quanto riguarda AINUD i punti fondamentali sono, come più volte indicati:
– riconoscimento del settore come attività turistica che utilizza beni strumentali, le imbarcazioni, che per questo non possono essere riconosciuti come di lusso.
– portualità dedicata attraverso il rilascio di concessioni demaniali per permettere di localizzare in maniera adeguata la flotta e per ridurre i costi onerosissimi di gestione.
– creare figure professionali abilitate per titoli e licenze per poter operare con contratti di lavoro nazionali assimilabili a quelli del settore turistico.
– avere un riconoscimento ufficiale definitivo nel settore del turismo, che necessariamente deve prendere le distanze dal settore mercantile e dei trasporti che non ci comprende e che non corrisponde alla nostre reali vocazioni. A fronte di attese risposte su tali punti possiamo senza dubbio ipotizzare un sistema di tassazione che si rapporta realmente ai nostri sforzi aziendali e che anche nella forma e nella sostanza sia adatta.
Così come noi spieghiamo in maniera chiara le nostre ragioni vorremmo che tutte le associazioni e coloro che rappresentano questo complesso settore facessero lo stesso. Non possiamo pensare a un sistema nautico moderno se non riusciamo ad incidere sulle scelte normative in maniera adeguata e corrispondente alle vere necessità e opportunità del settore.
Il settore turistico è legato saldamente al settore produttivo- industriale.
La portualità turistica è complementare a entrambi quindi concludendo è necessario un approfondimento tra tutte le componenti.
Per questo promuovo l’iniziativa e invito tutti, dai Presidenti delle Associazioni
A TUTTI gli operatori, ognuno in rappresentanza dei settori specifici, ad incontrarci a Roma il giorno 18 gennaio presso la Confcommercio sul tema LE OPPORTUNITA’ PER USCIRE DALLA CRISI DEL SETTORE NAUTICO, INDUSTRIA E TURISMO.
Suggerisco un incontro veramente qualificato dal quale esca un documento comune, semplice e breve, che tracci in maniera inequivocabile la strada della possibile ripresa, strada che gli addetti ai lavori conoscono e che necessita solo di essere condivisa e intrapresa.
Colgo l’occasione per salutarvi
7 Dicembre 2011
AINUD
Associazione italiana unità da diporto
Il Presidente
Francesco Di Manno