Lo I.O.R. (che non è l’Istituto delle Opere Vaticane, ma una classe di barche…), gli anni Settanta, gli anni Ottanta (da bere!) e altre bazzecole consimili

Ma dalla magia sexualis “de’ noantri”, ovverossia del nazional-popolar Sor Gabrielli, il passo è poi breve verso il tema del mangiare. Bacco, Tabacco e Venere o giù di lì. Mi fa ancora sorridere che anni fa ci fosse qualcuno, al posto barca B2, proprio sotto la torretta, a poche decine di metri dallo Yacht Club Costa Smeralda, accolita che riuniva, si può dire, gli uomini più ricchi del pianeta, si facesse per cena un uovo al tegamino cotto su una camping-gaz basculante, in miniatura! E il tutto accompagnato da una lattina di birra calda (visto che la barca di Jeremy Rogers) NON prevedeva nessun sistema di refrigerazione. Come dire, massima frugalità a braccetto con il fulgore dei fiori & cotillons! Nel 1980, all’ultima regata della Sardinia Cup sale a bordo di Yena III, two tonner firmato da Doug Peterson, His Highness Karīm al-Husaynī, Āgā Khān IV, سمو الأمیر شاہ کریم الحسیني آغا خان الرابع‎: principe degli Ismailiti, e fondatore del Consorzio Costa Smeralda! La leggenda narra che il babbo del Principe fosse pesato una volta all’anno dai suoi sudditi e che loro gli donassero tanto ora quanto era il peso mostrato dalla bilancia. L’ Āgā Khān si era laureato ad Harvard ed era uno sfegatato appassionato di motoscafi velocissimi…

La regata è decisiva.

Yena è in testa alla classifica individuale a punti: figurare bene nell’ultima regata equivale a vincere o perdere il trofeo Star Point. Siamo tutti in battagliola, in una bolina tiratissima, ma a bordo, tra noi, c’è come Gran Cerimoniere, un maledetto toscano, come ebbe a dire Curzio Malaparte parlando degli eredi di Dante, che risponde al nome di Gabriele Rafanelli. Rafanelli nonostante un physique du rol da maître d’hotel aveva vinto un numero incalcolabile di regate! Non c’era S.O.R.C. dell’epoca che non fosse a bordo dell’ennesima warmachine di Dennis Conner, Williwaw a stravincere a destra e manca. Era amico di tutte le rockstar della vela mondiale, a partire appunto da Dennis per finire con Tom Blackhaller. Con lui condividevano tutto le passioni classiche: donne, motori, cibo, gran bevute, soldi e via di questo passo. Gabriele, sorprendentemente laureato in giurisprudenza, ha una zia che ha tenuto il Moulin Rouge per anni, lui stesso ha lavorato nell’hotellerie delle Bahamas e parla correntemente quattro lingue: un figlio d’arte, abituato a districarsi tra mille commerci e situazioni, tra le più disparate. Sa stare assieme con egual nonchalance sia con il portuale di colore del porto di Miami come con la Duchessa di Kent. Insomma, un diavolo d’uomo!

Sposò niente di meno che la figlia del proprietario di Pascall & Atkey, il più vecchio e nobile shipchandler al centro di Cowes, mitico luogo nell’Isola di Wight da cui son partite innumerevoli regate attorno al mondo, dalla Whitbread in poi sino a tantissime Admiral’s Cup. Doi Malingri stesso rimase di stucco quando sbarcò a Cowes, nel cuore di Albione, e vi trovò un toscanaccio a vender bozzelli e cime! È stato grande compagnone di Raul Gardini e proprio per lui organizzò la prima disfida di Coppa America. Ma la buccia di banana era pronta anche per lui! Torniamo alla bolina sullo Yena, e tutti alle draglie: nonostante la tensione della gara, la fame montava, e così io, scesi giù sotto coperta per portar su il sacchetto dei panini, ed iniziai a darli a tutti, compreso il Principe. Costui, regalmente s’intende, fa buon viso a cattiva sorte e si accinge ad addentar il prosaico panino quando…. ORRORE!!!

Il panino scacciafame conteneva del sapidissimo prosciutto toscano di cui il Deus ex-machina Rafanelli era ghiotto come lo sono gli orsi del miele! Solo che il Principe è di religione musulmana! Apriti cielo! Invero con gran classe, il Principe estrae con la punta della dita le orrende lastre di prosciutto e non riesce a finir nemmeno il gesto che Rafanelli con le dita adunche dell’arraffatore (nomen omen!) le acchiappa al volo e se le trangugia, in un sol boccone,  come fosse il Conte Ugolino di dantesca memoria, dinnanzi alla faccia schifata dell’augusto Principe! La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’ capelli del capo ch’elli avea di retro guasto. (Inf. XXXIII, vv. 1-3)[9] Questo è quello che succede a mixare aristocrazia e elementi popolani! Tutto finì bene, poi, in quanto si vince la regata ed il Trofeo e quindi anche il Principe la prese a ridere! Potenza della Sardinia Cup!

Danilo Fabbroni

Nato cinquantasei primavere fa – per puro caso –  sulle rive di un lago elvetico da genitori italiani, è cresciuto in Umbria, di nuovo su un lago, il  Trasimeno, e poi, a zonzo nel mondo – praticamente homeless – come marinaio professionista di barche a vela da regata. Ha collezionato, sempre per sbaglio, e con una grande dose di  fortuna, due medaglie al valore atletico nello sport velico: una in Germania e l’altra in Italia. Dopo una decade trascorsa quale velista professionista, si imbarcò nell’impresa pazzesca di campare facendo attrezzature per barche a vela e fotografia d’architettura, e vi trascorse – tra alti e bassi  – un’altra decina di anni. La ditta “Fabbroni & Vongher Yacht Riggers” – tutt’ora attiva – ha collezionato l’armo delle più diverse ed importanti barche da regata in tutta Europa. Come fotografo d’architettura e di interni ha all’attivo  pubblicazioni per testate quali “Interni”, “La Mia Casa”, “Bell’Italia”, “Casa Vogue”, et cetera. Dalla fine degli anni Novanta lavora in una multinazionale “tascabile” che è leader mondiale nel settore dell’attrezzatura velica, e si occupa dei progetti speciali. I primi soldini guadagnati, da ragazzo,  furono quelli da recensore di musica (pop e jazz inglese). Unico appartenente alla redazione di “Suono Stereo Hi-fi” che non fosse di Roma. Ha collaborato al blog di jazz  blog.libero.it/Mondo JazzNel 2003 pubblica con Incontri Nautici un libro intitolato Rigging. Tutto quello che avreste voluto sapere su cavi, manovre, winch e l’albero di una barca a vela da crociera o regataUn manuale sull’attrezzatura velica che in pochi anni ha venduto oltre 5.000 copie, ed oggi è anche in ebook. È strato tradotto in inglese e pubblicato dalla britannica Wiley. Oggi, divide il suo tempo tra la famiglia, il lavoro, (è stato ospite relatore in diverse università, ed istituti, come lo I.E.D., e in circoli velici, quali il Circolo Velico Caprera)  e diverse  passioni nel cassetto, tra cui una, la più soverchiante, che è quella di diventare il contrabbassista jazz più somaro del mondo (ed è sulla buona strada!!). Last but not least, ha ultimato il testo Sessantotto: Magie, Veleni & Incantesimi Spa. Del Potere Oscuro e la Rivoluzione del ‘68 , sui lati opachi del movimento sessantottino. In Sessantotto, Magie, Veleni & Incantesimi Spa. Del Potere Oscuro e la Rivoluzione del ‘68 sfilano qui serrati, uno accanto all’altro, come in un cinemascope d’altri tempi, veri e propri assi di briscola come Adorno, Abbie Hoffman, Alain Danielou, Althusser, Anna Freud, Agnelli, Antoine Bernheim, Benjamin, Aurelio Peccei, Carl Schmitt, Crowley, C.I.A., Calasso, Combriccole dell’Alta Finanza, Culianu, D.A.F. De Sade, David Cooper, Freud, Foucault, Guy Debord, Gregory Bateson, Giordano Bruno, gangsterismo, Horkheimer, Henry Luce, Ian Fleming, Isherwood, il Tavistock, i robber barons americani fomentatori delle Guerre dell’Oppio per portare la civiltà occidentale – tanti Oriana Fallaci ante litteram – ai “selvaggi” distanti  da “Il Secolo Americano”, James Bond, Jacob Taubes, James Hillman, Jerry Rubin, Jung, Kennedy, Leo Strauss, la Sandoz, lo spettacolo della “rivoluzione” (telecomandata),  l’LSD, Marylin Monroe, Marcuse, Mircea Eliade, malavita, Margaret Mead, Michel David-Weill, Nietzsche, Rockefeller, Ronald Stark, stupefacenti a fiumi, servizi segreti a gò-gò, Thomas Mann,  Timothy Leary, Vaneigem, Wystan H. Auden, Zolla, in una sequela da Circo Barnum, insomma tutti gli “eroi” cangianti di una delle più grandi magie che la storia contemporanea possa ricordare: il Sessantotto. Squadernati in un affresco d’assieme, ecco comparire tutti gli incantesimi e i veleni mortali che non sono per nulla d’antan, ma viceversa, rappresentano la tragica realtà vivente al giorno d’oggi. Basandosi su testi inediti in Italia e poco o niente discussi, connessi in una fitta quanto inusuale trama, si mostra il cui prodest del ’68 venendo a cadere la foglia di fico che ha sempre visto tale accadimento come spontaneo ed indice di libertà, essendo vero il perfetto contrario.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] Poole, nel cuore della perfida Albione… One Ton Cup del 1985: si stanno girando i Needles (perlomeno si cerca di farlo!….) con un 40 piedi, il Brava One Tonner di legno, uno stradivarius galleggiante di Vallicelli…un tappo di sughero in un pianeta centrifugato di acqua da sotto, da sopra, di lato, di contro-lato, dappertutto…tutta la flotta naviga (si fa per dire…) con randa di cappa e tormentina….io la vedevo brutta…..ma Paul Cayard era tranquillo.

Grande lezione di vita!

Non c’è limite al peggio!

Imparato ….e portato a casa!

Per il resto della vita!

[2] Questo era – in parte – dovuto al fatto che gli armatori usavano prendere il timone solo nei momenti migliori della navigazione e più facili. In bonaccia e in tempesta lasciavano volentieri il timone ai marinai.

[3] Note raccolte per gentile concessione di Gian Luca Nanni Costa

[4] Note apprese per gentile concessione di Lorenzo Loik

[5] Jepson, da “Bolina”, febbraio 2009, p. 62

[6] Riadattamento da una conversazione con Giovanni Sicola.

[7] Note apprese per gentile concessione di Andrea Vallicelli

[8] Un uomo contro corrente, di Franco Belloni, in “Arte Navale”, numero 33, dicembre 2005/gennaio 2006, p. 15

[9] Ovvio che sia Dante, La Divina Commedia